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«Moto pendolare è un'opera di difficile classificazione quanto al genere. È un racconto, una fitta tela di racconti tessuta con un unico filo. È un poemetto (quasi del tutto) in prosa, un antico diario rimaneggiato o, ancora, un singolare romanzo epistolare, nel quale, invece che lettere, i due principali protagonisti della storia narrata, o delle storie, si scambiano degli sms. I nomi di questi due personaggi, Berenice e Evergete, proiettano in tempi e luoghi remoti uno dei poli tra i quali rimbalza l'esuberante fantasia dell'autrice, e precisamente ad Alessandria d'Egitto, all'epoca dei Tolomei, nel 250 a. C., durante il regno di Tolomeo III Evergete. Il tutto viene raccontato per pura commozione, e la commozione non è che il gioco di trascrivere, di raccontare l'emozione: per dominarla, certo, ma anche per proporre, anzi riproporre, un gioco ironico e sensuale; che in definitiva è il gioco della scrittura». (Dalle note di lettura di Giovanni Monasteri)